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Sabotatori interni e libertà: Andiamo a Valencia

limiti personali

Se chiudo gli occhi e immagino i miei sabotatori interni automaticamente li do una forma  di una barriera di corallo: apparentemente  bellissima con l’obiettivo di proteggermi  ma che in realtà è pericolosa, pungente e dolorosa.

Nella vita quotidiana, li riconosco abbastanza bene : li accetto, li ringrazio per la loro intenzione di proteggermi ma non  mi adatto al loro volere. I sabotatori sono abbastanza  subdoli, oserei direi, ti ammaliano con le loro belle parole ma ti schiavizzano in un mondo loro,  fatto di modelli stabiliti dalla società in cui si è cresciuti ma anche di esigenza.

Come riesco ad avere la meglio su di loro?Sicuramente “coccolando” le mie passioni e lavorando sui  miei obiettivi in modo da rimanere concentrata sulla mia essenza e non perdermi in balia dei loro ricatti.

Una delle mie passioni piu’ grandi, come puoi immaginare, è viaggiare, (come potete leggere  nel mio primo articolo) e, stavolta, ti voglio portare  proprio a Valencia dove lì ho conosciuto il movimento della libertà e dell’allegria.

Suona abbastanza strano, no? dare un movimento  a delle emozioni…

Andiamo a Valencia e te lo spiego subito.

VALENCIA

 

Valencia è una città  situata a circa 300 km a sud di Barcellona e, in questo periodo, si possono apprezzare  i suoi odori primaverili,  l’odore del mare, la brezza soffice che accarezza il viso e che ti avvolge con il suo calore.

Arrivo un sabato mattina con un volo di circa un’ ora da Barcellona e, appena atterrata, mi dirigo verso il metro, situato proprio dentro l’aeroporto. Niente di piu’ comodo.

Appena esco dal treno mi rendo conto che il centro  storico, con i suoi monumenti e le sue chiese  gotiche le danno un aria a me familiare , un pò italiana, e da subito mi sento a casa.

Limiti personali Valencia

 

Il centro ha una forma quasi circolare e immediatammente mi ritrovo persa nelle stradine del centro storico:niente di piu’ piacevole godermi ad apprezzare ogni suo minimo angolo.

Arrivata all’ostello prenotato, ormai un must dei miei viaggi da sola, il mio unico obiettivo è quello di lasciare la mia valigia e cominciare la mia nuova esperienza da turista “emotiva”.

L’OSTELLO E L’INCONTRO CON IL MIO SABOTATORE, MARIO

L’ostello è decisamente in pieno centro, nuovo e con uno stile super giovanile. (qui di seguito vi metto il link dell’ostello)

Valencia
Home Youth Hostel

Appena entrata uno dei miei sabotatori interni mi parla e mi dice : “un pò giovani questi clienti e il personale per te, non credi di essere fuori età per questo?”

Al che respiro profondo, mi connetto con la mia essenza viaggiatrice e di pesce navigante e rispondo a Mario, il mio sabotatore (è così che si chiama e gli parlo mentalmente) : “non ci vedo niente di male a condividere le mie emozioni di viaggiatrice con altri viaggiatori, si deve avere un età per emozionarsi e condividere esperienze?”

Mario si zittisce.

ORGANIZZAZIONE DELLA VISITA DI VALENCIA

 

Liberata momentaneamente dal fastidioso Mario, e, dopo aver ascoltato la spiegazione dei ragazzi della reception sulla città, e sulle attività dell’ostello, mi lancio libera alla scoperta del mio nuovo mondo.

La mia lista di luoghi da visitare e cose da fare è abbastanza piena per avere 4 giorni a disposizione.

Visita della città a piedi

Bioparc

Oceanografico

Vedere la spiaggia

Uscite notturne

No Panic ce la posso fare! Una volta pianificata e dosata la mia energia fisica faccio un piano delle giornate in base anche alle condizioni meteo che verifico su internet.

Il mio sito preferito è accuweather e, anche se sembra un pò esagerato,  il verificare le condizioni meteo mi aiuta decisamente a fare un piano d’azione e non rimanere “fregata” dalla pioggia per un eventuale attività all’aperto.

Decido dunque di fare un bel giro della città a piedi, e, come primo giorno mi sembra perfetto per orientarmi meglio e per non stancarmi troppo.

limiti personali valencia
Plaza del ayuntamiento
LIMITI PERSONALI: LA PRIMA SFIDA DA AFFRONTARE

Prima tappa consigliata e prima sfida da affrontare è salire fino alla cima della torre del Miguelete per la vista panoramica della città.

Gli innumerevoli scalini non mi spaventano all’inizio, ma pian piano che salgo, diventano sempre piu’ stretti. Il piede a malapena entra nello scalino e, se non voglio cadere e rischiare un domino dietro di me, devo prestare molta attenzione.  Eh si, c’ è molta gente dietro di me salendo e, man mano che salgo, l’ambiente si fa abbastanza claustrofobico e piu’ oscuro.

Mario si riaffianca ma non lo ascolto, e continuo la mia salita verso la vetta. Non volevo fermarmi per la mia claustrofobia e le vertigini. Mi ripeto, “ce la posso fare!”

Finalmente arrivo su. Un vento fortissimo che mi sposta e davanti a me la vista mozzafiato della città. La torre è ben protetta da delle reti e avvicinarmi alla vista della città non è un problema.

A quel punto capisco che Mario non aveva nessun tipo di ragione ad ostacolarmi.

Mi invade un profondo senso di libertà, i capelli al vento e una gioia di una piccola grande vittoria.

Valencia
Torre Miguelete

Faccio mille foto, sono felice. Purtroppo il vento è molto forte e dopo una ventina di minuti, decido di scendere a terra con il cuore fiero di una leonessa che esce vincitrice dopo un duello.

 valencia

IL RISTORO DELLA LEONESSA

 

Il giro continua e affamata come una vera leonessa mi dirigo verso il mercato centrale dove vedo un posticino minuscolo ma con una marea di persone dentro. Mi avvicino e noto che sono gente del posto e quindi deduco che il posto è buono. “La boatella tapas tipico spagnolo con il suo banco ben fornito di tapas ed  io, con lo sguardo famelico, riesco ad incrociare lo sguardo del cameriere che mi suggerisce di prendere solo due mezze porzioni di tapas e una buona birra rinfrescante e rigenerante.

Valencia
Boatella de tapas

Una mezza tapa di pesce fritto e una di seppia alla griglia riduce la mia batteria física al 8% e quindi decido di ricaricarmi andando a farmi una “siesta”nell’ostello .

MARIO E I SUOI PRIMI CONSIGLI

 

Tornando all’ostello, saluto i ragazzi della reception e mi informano della cena “familiare”, ovvero una cena che l’ostello prepara ogni sera, gratuita per gli ospiti, ma che principalmente ha la funzione di “unire” i viaggiatori solitari.

Limiti personali

Mario di nuovo entra in azione e mi dice: “ possibilmente il cibo sarà scadente, non avrai nessun argomento di conversazione con i tuoi colleghi viaggiatori e possibilmente ti escluderanno dalla conversazione.”

Ascolto i consigli di Mario e decido, che dopo la siesta, senza nessun compromesso, mi sarei preparata per la serata e andata in perlustrazione della cena, senza obblighi ed aperta alle possibilita’.

LA SECONDA SFIDA:
LA CENA FAMILIARE NELL’OSTELLO

 

La cena inizia alle 20.30 e pertanto, bella riposata, decido di scendere nella  zona comune un pochino prima per sondare la situazione. Molti sono presi nella preparazione della cena ed io, con un fare abbastanza timido, mi avvicino al tavolo dove la maggior parte sono seduti.

Iniziamo con un “hola que tal”(ciao come state)  e vediamo che succedde.

Beh la risposta è positiva, inizio a parlare con un ragazzo di Madrid, di nome Juan Carlos che mi dice che anche lui era arrivato la mattina e che stava pianificando le sue prossime escursioni, al che si unisce alla conversazione  un altro ragazzo colombiano ed altre ragazze di altre nazionalità.

Il ghiaccio è rotto.

Allungo lo sguardo verso le pentole al fuoco e vedo che si sta preparando paella, cous cous, zuppa vegetale. Il tutto con un ottimo odore e un aspetto piu’ che invitante.

Che faccio?  “Senti Mario, io rimango a cena, mi sa che anche stavolta non avrai la meglio su di me”.

LA CENA E LE CONOSCENZE

 

Iniziamo a preparare la tavola con piatti, posate come se la grande famiglia “viaggiatrice” si stesse per riunire. Le nostre conversazioni iniziano parlando di Valencia ma poi spaziano ed arriviamo a parlare delle nostre passioni, da dove veniamo, le nostre abitudini viaggiatrici e non.

Iniziamo a mangiare e la conversazione fluisce con tutti. Mi siedo accanto a un ragazzo colombiano, appassionato della salsa come me e che mi racconta che è professore di Filosofia a Tokyo. Non investigo sul perché e sul per come è finito laggiu’ ma sicuramente cattura la mia attenzione.

LA TERZA SFIDA:
IL MASSAGGIO AI PIEDI

 

Parlando mi dice che è un appassionato di massaggi ai piedi e che è felice di fare massaggi perché è una cosa che rilassa le persone ma a che a sua volta rilassa lui stesso.

In quel momento, mi viene la nuvoletta tipo fumetto e penso : “che bello sarebbe un massaggio ai piedi ora con tutto quello che ho camminato oggi” si chiude la nuvoletta e, per magia, (o magari per la mia espressione tipo Homer Simpson con la bava alla bocca ?) il ragazzo mi chiede se voglio che mi faccia un massaggio ai piedi.

Mario si sveglia : NO SILVIA, QUESTO NON LO PUOI FARE! Chissà cosa penserebbero di te, e soprattutto cosa si puo’ immaginare il ragazzo di te. Ma poi pensa che hai i piedi disastrati da una camminata di ore” .

Non posso dare torto a Mario per i suoi preziosi consigli però nemmeno voglio dargli la ragione al 100%.

Che fare quindi? Farmelo alleato e cercare risposte adatte da dare a Mario!

Passiamo all’azione. In un minuto ho le risposte.

Lavaggio dei piedi

Lasciare chiaro al ragazzo che non sarei uscita con lui ma che era solo per il massaggio

Scelta del luogo, camera mia che condividevo con altre ragazze.

Connessa con le mie intenzioni e convinta, ACCETTO il massaggio: comunico al ragazzo gentilmente  le mie “condizioni” e il contratto  verbale viene accettato da entrambi.

LA CONFESSIONE DI MARIO

Mario indignato si allontana di nuovo ed inizia totalmente il movimento della libertà e dell’allegria.

Che dire del massaggio, uno splendore ed io rilassata come una medusa dell’Oceanografico!

Mario era già andato a letto da tempo e prima di addormentarsi mi fa una confessione : “non hai bisogno di me, la fiducia in  te stessa è forte quando sei connessa con le tue passioni, ma ricorda, sempre starò al tuo fianco per metterti alla prova!”

limiti personali Valencia

E te come reagisci con il tuo “Mario”?

 

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